Tanto vale dirlo subito: non è il nostro genere, ma ci rendiamo conto che Des Teufels Bad (The Devil’s Bath) di Veronika Franz e Severin Fiala è quel genere di pellicola che può piacere a chi ama il cinema d’autore, le atmosfere cupe e le narrazioni psicologicamente complesse. Non a caso, in questa edizione della Berlinale ha vinto Orso d’argento per il miglior contributo artistico, ottenuto grazie al direttore della fotografia austriaco Martin Gschlacht.
Veronika Franz e Severin Fiala, un duo di registi austriaci noti per il loro lavoro nel genere horror psicologico e per uno stile visionario e disturbante, si sono cimentati in questa edizione della Berlinale con un thriller psicologico che sfida i confini tra razionalità e follia. Va ricordato che i due registi hanno guadagnato notorietà internazionale con Goodnight Mommy (2014), un film acclamato per la sua capacità di coniugare tensione emotiva e terrore viscerale. La loro filmografia comprende opere che esplorano i legami familiari, le paure profonde e le complessità della psiche umana (2017, Sünderinnen vom Höllfall; 2019, The Lodge 2021 Servant; series, 1 Episode 2022 Servant; series, 1 Episode). Con The Devil’s Bath, confermano la loro abilità nel creare atmosfere opprimenti e coinvolgenti, arricchite da una narrazione stratificata.
Trama
Austria, metà ‘700. La storia – vera in parte – è ambientata in un villaggio e segue Agnes (interpretata da Anja Plaschg), una donna oppressa dalle rigide convenzioni religiose e sociali dell’epoca. Disperata e intrappolata in una vita di sofferenza, Agnes considera l’omicidio del proprio figlio come un atto di misericordia, credendo che, in un’epoca in cui il suicidio era visto come un peccato imperdonabile, questo gesto possa garantire la salvezza eterna per entrambi. La storia esplora le sue lotte interiori e le pressioni esterne che la conducono verso questa decisione estrema.
Regia e Fotografia
La regia di Franz e Fiala si distingue per la capacità di creare un’atmosfera claustrofobica e inquietante, immergendo lo spettatore nelle rigide dinamiche di una comunità religiosa del XVIII secolo. La fotografia, curata da Martin Gschlacht, utilizza tonalità cupe e un’illuminazione naturale per enfatizzare l’austerità dell’ambientazione e il peso delle convenzioni sociali sull’individuo. Complesso il tema della repressione religiosa, la condizione femminile e la disperazione esistenziale. L’esplorazione delle (false) credenze dell’epoca mettono in luce le tensioni tra fede, morale e sopravvivenza personale. Anja Plaschg offre una performance intensa e convincente nel ruolo di Agnes. La sua interpretazione trasmette efficacemente il tormento interiore e la disperazione del personaggio, aggiungendo profondità emotiva alla narrazione.
Sebbene il film non convinca sino in fondo, forse per un eccesso di simbolismo, elementi storici e psicologici sono ben miscelati, e il film rende un’esperienza intensa e provocatoria, consigliata a chi apprezza il cinema d’autore e le narrazioni complesse.
Des Teufels Bad (The Devil’s Bath)
di Veronika Franz, Severin Fiala
con Anja Plaschg, David Scheid, Maria Hofstätter
Fotografia: Martin Gschlacht
Produzione: Ulrich Seidl Filmproduktion, in coproduzione con Heimatfilm Cologne & Coop99
Sul sito della Berlinale: https://www.berlinale.de/en/2024/programme/202406824.html
Francesco Pensovecchio, classe 1969, è giornalista e risiede a Palermo. Tra le sue collaborazioni, Assovini Sicilia con Wineinsicily.com, Slow Food Italia, Giunti Editore, Giornale di Sicilia e altre testate.
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