Avete mai fatto un viaggio nel deserto? Sole cocente, sabbia, cammelli, tende. È un breve attimo del racconto biografico della scrittrice e poetessa austriaca Ingeborg Bachmann, narrato in una felice pellicola da Margarethe von Trotta. Dagli studi, alle prime esperienze letterarie, ai viaggi, fino alla sua morte prematura, la regista berlinese sonda con delicatezza e senza strappi i momenti più importanti della vita della poetessa, i suoi incontri e l’amore con un intellettuale svizzero, Max Frisch, il loro soggiorno a Zurigo, quello parigino e l’ultimo, quello di Roma.
Ciò che emerge sin dalle prime inquadrature è il chiaro protagonismo di una vita vissuta orgogliosamente al femminile, con tutta la sua forza, le sue crisi esistenziali e le fragilità, contribuendo a restituire un’atmosfera intensa e coinvolgente della persona che cattura l’attenzione con encomiabile ritmo dal primo l’ultimo fotogramma.
Ma la storia non si muove solo attorno a Ingeborg Bachmann (Vicky Krieps): secondario nel ruolo, ma determinante nello sviluppo della storia, sia da un punto cronologico che di introspezione psicologica dei personaggi, spicca la figura dello scrittore svizzero Max Frisch (Ronald Zehrfeld), una figura complessa, a tratti, ambigua che – alla fine di tutto – conferisce spessore ai protagonisti. Letteratura e amore si intrecciano e, con sorpresa, non si incontrano mettendo in luce la drammatica assenza di intimità di pensiero della coppia.
Il viaggio nel deserto, in tal modo, diventa il luogo desiderato dove solitudine e privazione si frappongono come cura dell’anima per una relazione rivelatasi tossica. Prima donna, poi intellettuale e poetessa, Ingeborg Bachmann trae una straordinaria forza dai suoi rapporti, solo come una donna riesce a fare.
L’ultimo luogo scelto, la città di Roma, sembra la scelta più sensata; immaginiamo dettata dal calore umano degli italiani e dall’amicizia con alcuni intellettuali come Giuseppe Ungaretti, tutti elementi che rientrano nel carattere e nel coraggioso desiderio di affetto da parte della Bachmann. Una scelta che, tuttavia, sarà tragicamente l’ultima.
Particolarmente gustose le scene nelle quali la coppia Bachmann-Frisch, all’interno delle mura domestiche, genera momenti di gelosia o di intolleranza ai “rumori” dell’altro, ad esempio, come una macchina da scrivere utilizzata freneticamente dallo svizzero e paragonata da lei ad un fastidioso Kalashnikov, distruttore di ogni momento creativo.
Notevole e riuscita la fotografia, curata da Martin Gschlacht, e accurato il lavoro su costumi e scenografie, svolto rispettivamente da Uli Simon e Su Erdt. Margarethe von Trotta offre, in definitiva, uno spaccato sentimentale di due grandi letterati tedeschi del ‘900 dove la quota affettiva, nella senso della somma, segna numeri negativi e viene fuori come il problema principale. Il risultato: una vita piena ma infelice e la presa di coscienza della incomunicabilità tra il mondo maschile e femminile.
Ingeborg Bachmann – Reise in die Wüste
di Margarethe von Trotta
con Vicky Krieps, Ronald Zehrfeld, Tobias Samuel Resch, Basil Eidenbenz, Luna Wedler, Marc Limpach, Renato Carpentieri, Katharina Schmalenberg, Nickel Bösenberg, Philip Leonhard Kelz, Joseph Stoisits, Bernd Hölscher, Stefano Bernardin, Roberta Malizia, Martin Vischer, Thomas Wachtler, Helmut Hartl, Tessy Strotz, Elisabeth Chuffart, Martin Wiebel, Sallar Othman, Abudy Ary, Riccardo Angelini, Gregor Burgstaller, Luca Bonamore, Bettina Scheuritzel, Felix Moeller
Paese/anno: Svizzera, Austria, Germania, Lussemburgo / 2023
Durata: 110’
www.berlinale.de/de/2023/programm/202309377.html
More Stories
Le Venues della Berlinale 2024
Roter Himmel, quel cielo che brucia sul Baltico di Christian Petzold
Blackberry, parabola del primo smartphone che ha rivoluzionato la telefonia