
“Natural Light“, il film del regista-sceneggiatore ungherese Denes Nagy (titolo originale Természetes fény) è ambientato durante la seconda guerra mondiale in una tenebrosa, paludosa foresta russa. Il compito della unità militare ungherese – nella seconda guerra mondiale alleati dei nazisti – è scovare e neutralizzare i partigiani che si nascondono in questi luoghi.
Il caporale István Semetka (Ferenc Szabó), protagonista della storia, si trova insieme al suo gruppo nella difficile posizione di dover attuare prudenti compromessi con gli abitanti di un villaggio scelto quale tappa di sosta, al fine di ottenere vettovaglie e ripararsi dalle ostilità dell’ambiente.
Durante la breve permanenza, Semetka si renderà conto della estrema povertà e delle condizioni di indigenza degli abitanti del villaggio. Qui, nel silenzio, sarà costretto a scegliere tra il dovere di soldato e sentimenti di umana compassione. Lasciato il borgo, la compagnia prosegue lungo un tracciato indicato come sicuro da parte di uno dei capi della comunità, che malauguratamente condurrà ad una imboscata nella quale i partigiani uccidono il comandante della compagnia. Tornati al villaggio, gli abitanti verranno prima presi, segregati in un fienile, poi uccisi da un ufficiale sopraggiunto per prendere il comando quale rappresaglia.

Ispirato ad un racconto dello scrittore contemporaneo Pal Závada, il film “Natural Light” è per Denes Nagy, un regista a suo agio nel mondo delle fiction e in documentari TV, il lungometraggio del debutto. Nagy mette in luce gli orrori della guerra e la mediocrità dell’omicidio per finalità belliche, non battaglie famose o episodi considerati cruciali dalla Storia, ma episodi di miserevole moralità risaltandone la solitudine, l’ignoranza dell’altro e l’assenza nel dialogo. Tra le fazioni opposte, così come tra i soldati della stessa compagnia, regna la povertà dei sentimenti e di valori umani, il più delle volte messi a tacere dalla necessità del ruolo. Tuttavia, essi trovano degli improvvisi guizzi di luce, così come accade nella realtà o in una buia foresta russa dell’anima.
In conclusione, i nostri dubbi sul valore complessivo del lungometraggio sono mitigati dalla eccellente Fotografia curata da Tamàs Dobos, senza ombra di dubbio la parte migliore del film. Le immagini colpiscono lo spettatore e lo catapultano in una dimensione tenebrosa di misterioso fascino, fatto di ombre e timorose presenze.
I volti degli uomini, la palude, il fiume, gli alberi, il cielo scuro, sono ritratti di raffinata fattura a tal punto da inchiodare lo spettatore alla poltrona oltre la difficile e penosa lettura del film, che purtroppo manca di un soffio un giudizio apertamente positivo.
FP
Természetes fény / Natural Light
Paesi: Hungary / Latvia / France / Germany
Anno: 2020
Lingua: ungherese
Regia e sceneggiatura: Dénes Nagy
Fotografia: Tamás Dobos
Produced by: Campfilm, Budapest, Hungary, www.campfilm.eu
World sales: Luxbox – Paris, France, www.luxboxfilms.com
Photo: © Tamás Dobos
Francesco Pensovecchio, classe 1969, è giornalista e risiede a Palermo. È Editor-in-Chief di Cinema & Berlinale. Ha collaborato con varie testate tra cui Wineinsicily per Assovini Sicilia, Slow Food Italia, Giunti Editore, Giornale di Sicilia, Gambero Rosso e Cronache di Gusto.
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